12.2.12

UNA NUOVA FINE PER I PIANETI DELLA GALASSIA

La fine della vita di un pianeta è tradizionalmente attribuita all'azione della sua stella, che prima o poi lo disintegra , inglobandolo o spazzandolo via dalla sua orbita a seguito di una violenta esplosione o dell'espansione stellare.
Ciò che è stato scoperto e che coinvolge il gigantesco buco nero presente al centro della Via Lattea, a 25.000 anni luce dal Sole, ha dell'incredibile.

(Credit : NASA Chandra X-Ray Observatory)
 SgrA* e i due echi di luce dovuti ad una recente esplosione (cerchiati)
Il buco nero, la cui esistenza è stata confermata da studi che hanno monitorato le distorsioni ed accelerazioni delle orbite stellari in un volume di pochi giorni-luce nella zona centrale della galassia, è stato monitorato dal telescopio Chandra che osserva l'universo nei raggi X.
Immagine X di Chandra di  Sgr A*








Gli astronomi hanno osservato che con cadenza quotidiana, Sagittarius A* (questo il nome della sorgente in cui si anniderebbe il buco nero), emette 'flares' di radiazione X della durata di alcune ore anche 100 volte più energetici dell'emissione standard della sorgente.
Anche il VLT , nell'infrarosso, ha confermato comportamenti analoghi.






La 'dieta' a base di asteroidi sarebbe all'origine dei flares che osserviamo.
La comunità scientifica aveva forti dubbi sull'esistenza di grandi quantità di asteroidi al centro della galassia, soprattutto nell'ambiente assai ostile che si viene a creare attorno ad un buco nero supermassiccio.
Le osservazioni, invece, sembrano confermare la presenza di una nuvola di migliaia di miliardi di asteroidi e comete strappati via dalle loro stelle madri; di questi corpi rocciosi, quelli che si trovano a transitare a meno di 150 milioni di chilometri dal buco nero vengono sbriciolati dall'intenso campo gravitazionale e dalle forze mareali del buco nero. I frammenti verrebbero vaporizzati poi dal flusso di gas ad altissima temperatura che fluisce verso la singolarità, generando i flares energetici che osserviamo da Terra. Infine ciò che rimane dei frammenti viene inghiottito dal buco nero.
Gli astronomi hanno anche stimato la misura minima dei frammenti in grado di generare flares come quelli osservati da Chandra : 10 km di raggio.

Tutto ciò riguarda gli asteroidi ma, anche se in numero statisticamente molto inferiore,  la medesima sorte potrebbe capitare anche pianeti rocciosi in zona. Considerando almeno un pianeta per stella, si verificherebbe un tale evento ogni 105 anni. Un evento di questo tipo potrebbe essere successo circa 300 anni fa, quando l'emissione X di Sagittarius A* crebbe di un milione di volte rispetto alla media, emettendo energia dell'ordine dei 1039 - 41 erg/s .
Ma come possiamo affermarlo visto che i radiotelescopi X sarebbero stati inventati due secoli e mezzo dopo? A questo proposito è stato condotto un lavoro eccezionale : l'eco di luce X di quell'evento si riflette nelle nubi di gas e polveri presenti nelle vicinanze del buco nero permettendo di datare l'evento, la durata del flare e la sua luminosità.


Fonti:
http://www.media.inaf.it/2012/02/09/e-per-pasto-asteroidi-e-pianeti/
http://lanl.arxiv.org/abs/1110.6872

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