30.4.15

TAU CETI: BENE MA NON BENISSIMO.

Quante volte è capitato che le idee della fantascienza vengano poi convalidate dalla scienza, in toto o
in parte? Molte. E' il caso del sistema planetario di Tau Ceti.
Da decenni l'ipotetico sistema planetario attorno a questa stella è stato immaginato dagli scrittori di fantascienza come un luogo verso cui l'umanità del futuro avrebbe potuto viaggiare, stabilire colonie e cominciare la colonizzazione dello spazio profondo. Questo anche grazie alla sua vicinanza al Sole stimata in 11,9 anni luce ( si tratta della 19esima stella più vicina alla nostra). Come non ricordare le vicende legate a serie di fantascienza famose come Star Trek, quelle narrate da Asimov, Clarke e molti altri....
Nel dicembre del 2012 l'indagine scientifica ha confermato la presenza di numerosi pianeti, almeno 5, attorno a questa stella per la gioia dei fan.
I 5 pianeti sono rocciosi e ricadono tutti nella categoria delle SuperTerre poichè posseggono dimensioni variabili tra le 2 e le 6,7 volte quelle della Terra e periodi orbitali compresi tra i 14 ed i 640 giorni.
L'importanza di Tau Ceti risiede proprio nella tipologia di sistema planetario che rappresenta: una stella del tutto simile al nostro Sole ( massa pari a 3/4 di quella solare ) ed un corredo di pianeti rocciosi di tipo terrestre, due dei quali ( Tau Ceti e e Tau Ceti f ) posti nella zona abitabile della stella. Per zona abitabile si intende quell'area orbitale posta ad una distanza tale dalla stella da permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta che vi orbita all'interno ( l'orbita terrestre ricade esattamente all'interno della zona di abitabilità del Sole ).
A completare il sistema c'è un disco di detriti, probabilmente composto da asteroidi e comete, 10 volte più massiccio di quello del sistema solare.
Fin qui tutto bene, ma il problema sorge con un'analisi dettagliata della composizione della stella Tau Ceti. Ciò che non convince gli astronomi è l'elevata quantità di magnesio presente nella stella. Esso è presente in rapporto 1,78 rispetto al silicio. Questo rapporto è superiore del 70% a quello presente nel Sole.
Dal momento che è ormai noto che la composizione chimica della stella ha precise conseguenze sulla composizione dei suoi pianeti e sull'abitabilità di un sistema, il team ha ipotizzato quali conseguenze potrebbe generare questo dato sui due pianeti potenzialmente abitabili.
Il mantello dei pianeti parrebbe così ricchissimo di olivine e le parti più interne del pianeta risulterebbero dominate da ossidi di ferro e magnesio. Si verrebbe quindi a creare un nucleo poco viscoso e conseguentemente un mantello molto fluido che potrebbe avere importanti ripercussioni sul vulcanismo del pianeta.
Questo aspetto, al di là della posizione orbitale favorevole del pianeta, ricorda l'importanza di considerare i processi geologici del pianeta per determinarne l'oggettiva abitabilità.

Un ultimo aspetto ha fatto riflettere gli astronomi sull'abitabilità dei due pianeti: la meccanica celeste dei questo sistema planetario. Pare infatti che il pianeta Tau Ceti e sia in realtà rientrato di recente all'interno della zona abitabile attorno alla stella, a seguito dell'aumento di luminosità fisiologico di quest'ultima nel corso della sua vita. Tale condizione potrebbe non aver ancora prodotto sul pianeta le condizioni per lo sviluppo della vita ( come la conosciamo noi...); la nostra Terra ha impiegato quasi 3 miliardi di anni per generare le condizioni adatte allo sviluppo della vita e altri 2 miliardi per raggiungere la biodiversità attuale.
Questo a differenza del pianeta "f" che pare più promettente rispetto al suo compagno.
La stella ed il suo sistema sono da sempre all'interno dei programmi di ricerca ed ascolto del SETI, nella speranza di captare segnali radio da parte di vita intelligente, ma anche nel mirino delle nuove missioni per la caratterizzazione dei pianeti extrasolari, a riprova del forte interesse generato da questo vicino sistema planetario.


15.4.15

L'INFERNO ESISTE ED E' SU HD189733Ab

In questo blog abbiamo parlato spesso di esopianeti estremi, ma solo una manciata delle migliaia che oggi conosciamo può competere con quello che è stato appena studiato in dettaglio.

Il pianeta in questione è HD 189733Ab ed è stato scoperto nel 2005 attorno a HD 189733A, una nana arancione facente parte di un sistema binario condiviso con una nana rossa.
Di questo pianeta sappiamo che è un gioviano caldo con una massa superiore del 16% a quella di Giove e che il suo anno dura appena 2,2 giorni terrestri (semiasse: 4,5 milioni di km). Si trova in direzione della costellazione della Volpetta, nei pressi della Nebulosa Manubrio, a 63 anni luce dal Sole.

Fino ad oggi però non si erano potuti compiere studi approfonditi circa la sua situazione atmosferica e superficiale. Ciò che è stato rilevato per mezzo dello spettrometro HARPS ha dell'incredibile.
Utilizzando una nuova e particolare tecnica che concentra l'attenzione degli astronomi sullo studio delle variazioni della linea spettrale del sodio, è stato possibile concludere che su questo mondo la superficie è spazzata da venti di circa 1000 km/h (con punte di 10.000 km/h) ed il tutto è scaldato da una temperatura atmosferica di circa 3000°C.
Le condizioni estreme di questo pianeta generano però anche situazioni e fenomeni affascinanti. Nel luglio 2013 venne condotto uno studio pionieristico per stabilire il vero colore del pianeta: in altre parole come lo vedremmo coi nostri occhi se fossimo nelle sue vicinanze.

Il pianeta risulta essere di un colore blu cobalto (simile alla Terra vista dallo spazio) e ciò è dovuto alle particelle di silicati sospese nella sua turbolenta atmosfera. Queste particelle sono sferzate da venti a migliaia di km/h e vetrificate dal calore estremo dell'atmosfera. Qualora si condensino, in quel punto possono verificarsi piogge di vetro che riflettono la luce blu.

Precedentemente il pianeta aveva fatto parlare di sè essendo il secondo su cui è stata scoperta l'acqua (presente in forma di vapore acqueo, 2007), anidride carbonica e monossido di carbonio (2008), ed il primo su cui è stato scoperto il metano (2008).
Nel 2010 venne confermata l'evaporazione in corso: il pianeta sta perdendo massa al ritmo di 1-100 tonnellate al secondo.
HD189733Ab detiene anche il record di primo pianeta extrasolare ad essere stato mappato (2007): grazie alle forti emissioni generate dalle sue condizioni estreme è stato possibile creare una primitiva mappa termica del pianeta.