Quello di cui parleremo oggi è un altro record legato
ad una tipologia di pianeti extrasolari estremamente ricercati e studiati dagli astronomi: i pianeti terrestri. Si tratta di pianeti rocciosi simili per dimensioni, massa e composizione alla nostra Terra.
Il detentore del record è Kepler-10c, un pianeta che ha rimesso in discussione questa semplicistica definizione.
Lo spettrometro HARPS-N (il più sofisticato al mondo) indaga le stelle e gli esopianeti presenti nella stessa porzione di cielo osservata dalla celeberrima sonda Kepler, cercando di caratterizzare al meglio delle possibilità i pianeti extrasolari oggi noti.
Lo spettrometro HARPS-N (il più sofisticato al mondo) indaga le stelle e gli esopianeti presenti nella stessa porzione di cielo osservata dalla celeberrima sonda Kepler, cercando di caratterizzare al meglio delle possibilità i pianeti extrasolari oggi noti.
Continui ed approfonditi studi su Kepler-10c hanno permesso allo spettrometro di ridefinire le proprietà del pianeta, lasciando sconcertata la comunità astronomica.
Scoperto il 23 maggio 2011 dalla sonda Kepler ed orbitante a circa 560 a.l. attorno ad una stella della costellazione del Drago, il pianeta venne descritto come roccioso e di dimensioni pari a 2,3 volte quelle della nostra Terra, rientrando a pieno titolo nella categoria delle Superterre.
I nuovi studi hanno permesso di affermare che il pianeta presenta una densità (7.1± 0.1 g/cm3) ed una composizione analoga a quella terrestre. Quello che però stupisce e rende unico questo mondo è la massa: il pianeta pesa ben 17 masse terrestri!
Gli astronomi non ritenevano possibile la formazione di pianeti rocciosi di tale massa: gli unici pianeti noti così massivi rientravano nella categoria dei pianeti nettunani.
Kepler-10c orbita in 45 giorni e 8 ore (0,24 UA) attorno ad una stella di tipo solare estremamente vecchia: ben 11 miliardi di anni ( contro i 5 del nostro Sole). Ciò significa che la stella ed il suo sistema planetario si sono formati quando l'universo possedeva solo 3 miliardi di anni. Questo dato rimette in discussione tutte le conoscenze legate alle stelle di quel giovane universo, la prima generazione di stelle in assoluto. Fino ad oggi si riteneva che un universo così giovane possedesse in massima parte solo idrogeno, elio e pochi elementi più pesanti, ma questa visione deve essere ridiscussa in quanto evidentemente possedeva già tutti gli elementi complessi che permisero la formazione di un pianeta analogo (per composizione) alla Terra. In altre parole, la prima generazione di stelle presenti nell'universo aveva già abbondantemente prodotto quegli elementi dopo soli 3 miliardi di anni dal Big Bang .
Un'altra prova a favore della composizione rocciosa del pianeta è la combinazione dell'età e della temperatura superficiale del pianeta. La 'data di nascita' è settata a 11 miliardi di anni fa e la temperatura si aggira attorno ai 584 K ( 311°C ): un pianeta così vecchio e così caldo non riuscirebbe a mantenere in alcun modo conosciuto un'atmosfera di idrogeno ed elio, facendo tramontare l'ipotesi di un pianeta gassoso.
All'interno del sistema planetario della stella Kepler-10, oltre al super-pianeta, l'omonimo telescopio aveva già scoperto un mondo incandescente di 3 masse terrestri che rivoluzionava attorno alla sua stella in sole 20 ore.
In un colpo solo questo pianeta ha rimesso in discussione la teoria sulla formazione dei pianeti terrestri, quelle riguardanti il periodo di formazione dei primi sistemi planetari nell'universo ed infine quella che cerca di studiare la prima generazione di stelle. Non meno importante è il suo contributo nell'aver ampliato la lista delle tipologie di pianeti adatti alla ricerca della vita: non bisognerà più escludere a priori un pianeta di tale massa da queste ricerche ( non prima di averne accertato la rocciosità e la sua collocazione all'interno della zona di abitabilità).
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Gli astronomi non ritenevano possibile la formazione di pianeti rocciosi di tale massa: gli unici pianeti noti così massivi rientravano nella categoria dei pianeti nettunani.
Kepler-10c orbita in 45 giorni e 8 ore (0,24 UA) attorno ad una stella di tipo solare estremamente vecchia: ben 11 miliardi di anni ( contro i 5 del nostro Sole). Ciò significa che la stella ed il suo sistema planetario si sono formati quando l'universo possedeva solo 3 miliardi di anni. Questo dato rimette in discussione tutte le conoscenze legate alle stelle di quel giovane universo, la prima generazione di stelle in assoluto. Fino ad oggi si riteneva che un universo così giovane possedesse in massima parte solo idrogeno, elio e pochi elementi più pesanti, ma questa visione deve essere ridiscussa in quanto evidentemente possedeva già tutti gli elementi complessi che permisero la formazione di un pianeta analogo (per composizione) alla Terra. In altre parole, la prima generazione di stelle presenti nell'universo aveva già abbondantemente prodotto quegli elementi dopo soli 3 miliardi di anni dal Big Bang .
Un'altra prova a favore della composizione rocciosa del pianeta è la combinazione dell'età e della temperatura superficiale del pianeta. La 'data di nascita' è settata a 11 miliardi di anni fa e la temperatura si aggira attorno ai 584 K ( 311°C ): un pianeta così vecchio e così caldo non riuscirebbe a mantenere in alcun modo conosciuto un'atmosfera di idrogeno ed elio, facendo tramontare l'ipotesi di un pianeta gassoso.
All'interno del sistema planetario della stella Kepler-10, oltre al super-pianeta, l'omonimo telescopio aveva già scoperto un mondo incandescente di 3 masse terrestri che rivoluzionava attorno alla sua stella in sole 20 ore.
In un colpo solo questo pianeta ha rimesso in discussione la teoria sulla formazione dei pianeti terrestri, quelle riguardanti il periodo di formazione dei primi sistemi planetari nell'universo ed infine quella che cerca di studiare la prima generazione di stelle. Non meno importante è il suo contributo nell'aver ampliato la lista delle tipologie di pianeti adatti alla ricerca della vita: non bisognerà più escludere a priori un pianeta di tale massa da queste ricerche ( non prima di averne accertato la rocciosità e la sua collocazione all'interno della zona di abitabilità).
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